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Platinum: la copertina di Enrico Napoletano

  • segreteria5426
  • 31 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Diritto ambientale: le sfide legali del futuro per le imprese italiane


Il Professore e Avvocato Enrico Napoletano è la copertina di Marzo 2025 di Platinum, rivista specializzata per i professionisti de il Sole 24 Ore, punto di riferimento per la consulenza in materia ambientale.



Il diritto ambientale italiano si prepara ad affrontare una trasformazione profonda, dettata dalla nuova direttiva europea 2024/1260, che gli Stati membri dovranno recepire entro maggio 2026. Questa nuova normativa segna una svolta decisiva nella disciplina dei reati ambientali, imponendo un inasprimento delle pene e introducendo nuove fattispecie penali. Il professor Enrico Napoletano, docente universitario di diritto ambientale e penale e fondatore dello Studio Legale Napoletano, attivo a Roma dal 2019, è tra gli esperti più impegnati nell’analisi delle conseguenze di questo cambiamento per il sistema giuridico e per le imprese italiane.


“La direttiva abroga quella del 2008 da cui deriva la legge 68 del 2015, la cosiddetta legge sugli ecoreati. Il messaggio dell’Unione Europea è chiaro: gli Stati membri hanno fallito nel garantire una tutela ambientale efficace e ora si interviene con una risposta punitiva più severa. C’è ovviamente da chiedersi se sia veramente la soluzione giusta per le aziende e il diritto penale ambientale”, afferma Napoletano. Il nuovo quadro normativo, infatti, trasformerà molte violazioni oggi considerate contravvenzioni in veri e propri delitti, con conseguenze rilevanti per le imprese, specialmente quelle operanti nel settore della gestione dei rifiuti.


“Molte attività oggi sanzionate con illeciti contravvenzionali diventeranno delitti ambientali, con conseguenze significative per chi opera nel settore. Il punto è: stiamo davvero tutelando l’ambiente?”, si chiede il professore. Secondo lui, l’approccio punitivo rischia di generare un contesto di maggiore incertezza per gli operatori economici. “C’è da ricordarsi però che la repressione non è prevenzione. Abbiamo una direttiva che ambisce alla prevenzione dei rischi ambientali ma, di fatto, la attua nel modo peggiore possibile: aumentando le pene, allargando gli strumenti della confisca, criminalizzando nuove condotte ambientali ma senza proporre strumenti concreti per prevenire e ripristinare il danno ambientale. È una lacuna gravissima.”


Tra le novità più preoccupanti, Napoletano evidenzia l’estensione della confisca anche a reati ambientali commessi attraverso strumenti finanziari come le criptovalute. “Si amplia lo spettro della punibilità, e chi rischia di più sono proprio gli imprenditori la cui colpa è spesso causata da una mera scarsa informazione sul tema. È fondamentale che si preparino fin da ora.” Per il giurista, aspettare il 2026 sarebbe un errore strategico: “Nel 2026 sarà troppo tardi per correre ai ripari.”


Il professor Napoletano sottolinea l’importanza di un’assistenza preventiva che accompagni le imprese in questa transizione normativa. “La verità è che le aziende devono agire subito, con strategie precise per adeguarsi al nuovo contesto. La chiave è intervenire sui sistemi di compliance: modelli organizzativi 231, gestione dei rischi ambientali, formazione specifica. È il solo modo per ridurre il rischio di incorrere in sanzioni gravissime.” Lo Studio Napoletano è attivo in prima linea in questo processo di sensibilizzazione, anche attraverso strumenti divulgativi come la rivista Tutela Ambientale, fondata dallo stesso professore.


Il documento inserisce questa evoluzione nel più ampio contesto delle difficoltà storiche dell’Italia nell’adeguarsi in tempo utile alla normativa europea. “Proprio nel 2011 l’Italia era in netto ritardo nel recepire la direttiva 2008/99/Ce sulla tutela penale ambientale e l’Unione Europea ci ha messo in mora. È uno scenario che potrebbe ripetersi.” La preoccupazione maggiore è che l’impianto normativo italiano continui a privilegiare un approccio punitivo piuttosto che premiale. “Un sistema efficace dovrebbe incentivare il ripristino e il recupero ambientale. Spingendo quindi le imprese a rimediare ai danni anziché solo punirle. Oggi manca completamente questa prospettiva.”


Napoletano racconta anche un caso emblematico che mostra i rischi di una normativa ambigua e di difficile interpretazione. “Una ditta che si occupa di recupero di rifiuti ferrosi raccolti e conferiti dal privato cittadino è finita a processo per traffico illecito di rifiuti. Il problema? Secondo l’accusa, il cittadino può disfarsi liberamente di tutto il ferro che vuole, senza bisogno di autorizzazioni, se lo porta al centro di raccolta comunale ma se lo porta a un centro privato allora deve avere le autorizzazioni come fosse un’impresa e può conferire solo cinque volte l’anno per non più di 30 chilogrammi.” Questo approccio, sottolinea, viola le basi stesse dell’economia circolare e il Regolamento europeo sull’end of waste, secondo cui i rifiuti ferrosi possono cessare di essere tali e diventare materie prime seconde (MPS).


“La difficoltà oggettiva nel sapersi orientare in questo labirinto di norme tecniche fa sì, troppo spesso, che si scambi ciò che ha un rinnovato valore – l’Mps – per un tentativo di economizzare illecitamente da rifiuti che tali non sono più. Oggi la ditta è stata sequestrata e posta sotto amministrazione giudiziaria. Un danno enorme che solo la verità processuale potrà ristabilire giustizia e certezza nel diritto.”


Questo episodio, secondo Napoletano, non è affatto un’eccezione. “Il rischio è che con l’inasprimento delle pene e la creazione di nuovi reati, episodi del genere diventino sempre più frequenti. Le imprese non possono permettersi di navigare in un mare di incertezze senza un supporto adeguato.” E conclude: “È per questo che la consulenza legale specializzata è fondamentale: permette alle aziende di anticipare i problemi e trovare soluzioni prima che diventino insormontabili. L’avvocato è come colui che tiene il filo per aiutare gli imprenditori a uscire sani e salvi dal labirinto normativo.”


Fonte: Platinum, la copertina, n. 51, Marzo 2025.


 
 
 

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