TopLegal Digital: Napoletano la copertina di Maggio
- segreteria5426
- 27 mag
- Tempo di lettura: 4 min
TopLegal Digital n. 07/2025 | NAPOLETANO: ADDIO AL PROCESSO PENALE. Si vince con la consulenza preventiva

Nel panorama giuridico italiano, qualcosa si è rotto: il processo penale non paga più. Enrico Napoletano, fondatore dell’omonima insegna, lo sapeva già nel 2019, quando ha deciso di fondare una boutique specializzata sulla prevenzione penale.
«Nel 2020 – racconta Napoletano – ricordo un’intervista della professoressa Paola Severino che mi colpì profondamente. Si parlava di come gli studi penalistici, soprattutto i grandi, avessero dovuto cambiare pelle: non più solo processo, ma prevenzione». La strategia dell’avvocato ha puntato sin dall’inizio su una selezione di procedimenti penali ad alto impatto, i “processi vetrina”, ma soprattutto sulla consulenza preventiva. Quella scelta si è rivelata vincente Il Covid ha accelerato un processo già in atto: lo smottamento degli studi tradizionali. «I grandi studi penalistici hanno subito un colpo durissimo. Alcuni si sono disgregati, dando vita a boutique legali altamente specializzate. Oggi si parla di penale ambientale, sicurezza sul lavoro, penale tributario: ogni ambito ha i suoi esperti. Prima del 2020, questo non esisteva con questa precisione chirurgica».
Ma cosa significa, oggi, essere un penalista? «Non siamo più gli ultimi baluardi difensivi di un imputato nel pieno della bufera processuale. Oggi siamo chiamati ad anticipare i rischi, a leggere le criticità prima che diventino reati, a formare le aziende affinché sappiano riconoscerle e gestirle». Poi aggiunge: «Il penalista moderno è un consulente strategico.
Deve conoscere il business del cliente, capire le dinamiche organizzative, parlare con i responsabili compliance, con il risk manager, con il board».
Il mercato legale ha quindi cambiato pelle, e le nuove regole sull’equo compenso hanno imposto trasparenza. «Oggi si applicano le tariffe del DM 55/2014, salvo diverso accordo scritto. È una differenza epocale: anche le grandi aziende chiedono chiarezza e linearità. La qualità conta più del nome».
In questo contesto, le boutique legali trovano terreno fertile. «Le aziende apprezzano il rapporto diretto con il titolare dello studio. Non vogliono più consulenze “vendute” dai soci per poi essere delegate ai collaboratori. Vogliono competenza, presenza, affidabilità». Sulla compliance, Napoletano è netto: «La vera consulenza non è la vendita di un modello ex D.Lgs. 231/2001. La compliance è un sistema complesso, che richiede conoscenze interdisciplinari. Un penalista da solo non basta. Se non conosci la norma ambientale o societaria, non puoi valutare il rischio penale connesso». Oggi Napoletano e i suoi si occupano anche di whistleblowing: «ruolo perfetto per uno studio indipendente, terzo, capace di analizzare segnalazioni anonime con rigore e neutralità». Ci sono poi le collaborazioni con organismi di vigilanza, supportiamo audit interni, facciamo valutazioni reputazionali sui fornitori. «Questa è la nuova compliance», chiosa l’avvocato. La visione è chiara: prevenzione, non reazione. «Il processo penale è la spia di un fallimento organizzativo aziendale. Se ci si arriva, è già troppo tardi. Il vero valore è nella consulenza preventiva. Le aziende lo sanno. E investono, anche in ottica Esg».

Il caso dell’ambiente è emblematico. «Se non sai cos’è tecnicamente un rifiuto, non puoi valutare correttamente il rischio di reato. Serve conoscere ogni obbligo e divieto normativo degli attori della filiera: produttore, detentore, trasportatore, smaltitore. Solo così puoi davvero costruire un sistema di prevenzione efficace».
Secondo Napoletano, la sfida è chiara: «Le grandi aziende non vogliono più pacchetti standard. Cercano sartoria legale». Una consulenza cucita addosso, specializzata, efficace che le boutique legali sanno fare. Con una precisazione: «Ci sono studi di altissimo profilo che offrono anche un valore istituzionale. Sono pochi, quattro o cinque in Italia. E non rappresentano il mercato nella sua totalità».
La trasparenza sui compensi, però, è un terreno comune. «Applichiamo rigorosamente il DM 55/2014: oggi il 98% delle grandi aziende con cui lavoriamo pretende tariffe in linea con quelle previste dal decreto. È un segnale forte: non si compra più solo il brand, ma la qualità e a prezzi equi e proporzionati».
Lo studio continua a crescere. «Quest’anno apriamo una nuova sede a Reggio Calabria. È una scelta strategica. Lì il penale ambientale è in espansione, grazie al lavoro di una competente Direzione Distrettuale Antimafia. C’è domanda di competenza specialistica sul territorio. Vogliamo colmare quel vuoto». Sul futuro della professione, Napoletano ha una visione lucida. «Non temo la saturazione del mercato.
Il numero degli avvocati sta calando. A Roma, molti si sono cancellati dall’albo. E gli iscritti all’esame di abilitazione sono meno della metà rispetto all’anno scorso. È un dato che farà selezione ed evidenzierà la qualità». Certo, c’è un prezzo da pagare. «La libera professione non attira più. I giovani cercano stabilità, magari in azienda o nei tribunali. Ma è la conferma di quanto dico: oggi non puoi più vivere solo di processi.
Senza una visione consulenziale strutturata, non sopravvivi». E conclude con una nota critica: «Vedo tante “etichette” vuote: studi che condividono lo stesso ufficio ma senza un’identità vera. Noi, invece, investiamo ogni anno in sviluppo.
Siamo quattro professionisti, ma con una visione chiara e obiettivi precisi. Questa è la nostra forza. E il nostro futuro: identità, competenza, visione».
Fonte: TopLegal Digital. https://fliphtml5.com/bookcase/ipaai/red
Comments